Sostenibile non è sempre naturale
(e viceversa)
Queste due parole, soprattutto la prima, suonano nelle nostre orecchie continuamente, e il livello di coscienza e conoscenza di cosa significhino dipende da quanta esperienza e anche da quanta voglia si ha di grattare la superficie e andare un po’ in profondità.
Diamo un po’ di definizioni (lo sai che vado pazza per la precisione!):
NATURALE = materia prima “madre” lavorata e finita con sostanze ugualmente naturali
SOSTENIBILE = materia prima proveniente, se possibile, dalla lavorazione degli scarti di altre materie prime, prodotta con il minor utilizzo possibile di acqua ed energia elettrica, con ridotte o nulle emissioni inquinanti sia durante la produzione che dopo la messa in opera, lunga durata e riciclabilità al momento dello smaltimento.
naturale + sostenibile
Facciamo qualche esempio dei prodotti o materiali ideali nello scenario corrente, che mettono insieme natura e sostenibilità.
Una coperta fatta con la pura lana proveniente da un allevamento etico, tinta con le foglie del cavolo o con le bucce del melograno è sicuramente naturale! E’ anche sostenibile se la fanno in Trentino e tu la compri mentre sei lì in vacanza oppure in un negozio che dista il meno possibile dal luogo di produzione (il famoso concetto del “chilometro 0”).
Una parete o un pavimento in terra cruda, realizzati con la terra stessa del cantiere dell’edificio in costruzione, semplicemente impastando la terra con acqua manualmente o con un macchinario semplice, hanno le due qualità insieme.
L’artigiano che recupera mobili vecchi in legno e metallo e li trasforma nella sua officina (con pannelli fotovoltaici) usando colle naturali, pezzi di ferramenta vecchi, cere, pigmenti e olii per il montaggio e le finiture, e poi mette in vetrina e vende sul posto è perfettamente in linea!
naturale non sostenibile
La stessa coperta di cui sopra proveniente dall’Australia (o anche solo dalla Gran Bretagna) e acquistata a Milano non è più sostenibile perché il suo viaggio ha sicuramente consumato carburanti fossili ed ha prodotto inquinamento. Se poi il packaging è in plastica (non riciclata) o contiene carta / cartone non riciclati e stampati con inchiostri classici a base di micropolimeri (plastica, ancora), ecco che il prodotto originario sano e santo diventa complice dell’inquinamento del pianeta.
Altro esempio molto più frequente: le pere dal Cile, i pompelmi da Israele, ma anche i pomodori dal Salento, che troviamo quotidianamente al super o dalla maggior parte dei fruttivendoli. Anche se sono bio, quando per arrivare da noi fanno più di 100 km perdono l’aureola!
sostenibile non naturale
E’ indubbio che molti materiali non naturali contribuiscano in modo importante alla qualità della nostra vita e addirittura della nostra salute. Pensa solo ai materassi anallergici, fatti prevalentemente da poliuretano. Da qualche anno l’azienda Re-Mat recupera e rigenera questi materassi, rendendo di nuovo la materia prima, riciclabile all’infinito, disponibile sul mercato. Alcuni di questi materiali ci permettono un comportamento etico che ci dà una grande soddisfazione, e qui mi riferisco per esempio ai tessuti ottenuti dalle bottiglie di plastica riciclata, che sono anche vegani e cruelty free.
cosa è meglio?
Dare niente per scontato e verificare, sempre!!!!
In generale:
# tutte le volte in cui puoi, prendi ciò che ti serve per mangiare + vestirti + abitare da produttori locali dei quali puoi verificare la filiera
# gradualmente smetti di acquistare prodotti di cui non conosci la provenienza o l’origine delle materie prime
# fai rete per un upcycling naturale = ciò che non serve più a te può essere perfetto per qualcun altro!